giovedì 3 gennaio 2013

Maria Palliggiano:una pittrice rivoluzionaria.
La donna con il vestiro rosso ritratta da Emilio Notte; il manichino che rotola giù dallo scalone dell'Accademia di Belle Arti di Napoli, come annuncio di un gesto estremo che dona la pace ad un animo inquieto, sopraffatto dalla fatica di vivere..Queste due immagini mi balzano alla mente pensando a Maria Palliggiano, allieva dell'Accademia di Napoli, diventata poi artista d'avanguardia ma messa sempre ai margini, suo malgrado, da quello che fu il fermento pittorico della Napoli degli anni 60, con Mario Persico, Luigi Castellano, Lucio del Pezzo, Bruno di Bello, Sergio Fergola  e il Gruppo 58.
Maria nacque a Napoli nel 1933.Figlia d'arte (il nonno paterno fu un noto decoratore e il padre Giovanni uno scultore), si diploma all'accademia di Belle Arti di Napoli nel 1954. Negli anni dell'Accademia è nel gruppo degli allievi del futurista Emilio Notte, che rappresentano la giovane avanguardia partenopea (Lucio del Pezzo, Guido Biasi, Carlo Alfano, Gianni Pisani, Mario Persico etc.). Nel '58, dall'unione con Emilio Notte (che poi sposerà nel '64) nasce il figlio Riccardo. Muore a Napoli, suicida, il 19 novembre 1969. Scarse le notizie riguardanti la sua attività, del resto interrotta negli ultimi cinque anni da frequenti ricoveri presso la clinica psichiatrica Colucci di Napoli.
Prima di morire, Maria distrusse molte sue opere: quelle che ci restano sono sopravvissute perchè erano custodite in uno studio fuori mano dall'abitazione dell'artista. Prima di morire, Maria stralciò la sua presenza dai cataloghi, dalle fotografie, dai suo scritti e diari, s'imprgnò in quest'opera di autoestinzione, di dolorosa cancellazione.Una cancellazione voluta e sofferta di una vita imbrigliata dalla consacrazione all'arte e da logiche di mercato, da schemi intellettuali,da tentazioni normalizzanti (l’insegnamento all’Accademia di Bari) e ricatti morali (i rimproveri di madre non abbastanza premurosa).... L'anima della Palliggiano soffoca e trova rifugio nei suoi dipinti densi, pastosi che grondano di una vitalità lacerante(fiore che spacca la terra, 1967).
Esacerbata dall’infedeltà del marito e dall’ipocrisia salottiera,  Maria viene ricoverata in clinica psichiatrica dove è ripetutamente sottoposta a terapia elettroconvulsiva. . Nel periodo successivo (galleria inesistente, 1968)  partecipa in prima persona alle vulcaniche performance del gruppo di artisti capitanati dall’americano Victor allontanandosi ulteriormente dall’attività del marito e rimediando un’altra devastante delusione sentimentale (Victor la respinge sprezzantemente). Maria si imbottisce di psicofarmaci e sviluppa uno spiccato distacco dalla realtà (rutilante zapan, 1969) che è anticamera e preludio al suicidio, portato a compimento con un colpo di pistola dopo aver strappato minuziosamente le pagine del suo diario.
Le figure della Palliggiano rappresentano i demoni delle nostre anime, il colore è ossessione che deforma, la sua vita tormentata è stata solo la sua disperata volontà di affermare ciò che realmente sentiva di essere, un'artista rivoluzionaria.

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